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Gianni Biagi: Ex Assessore, si dimise per l’inchiesta Castello. Ora e’ alla sbarra per corruzione e la Regione gli affida 67 milioni di euro l’anno

«Gestisce fondi pubblici per 67 milioni di euro l’anno e intanto è sotto processo per corruzione, concussione e turbativa d’asta» Presentata un’interrogazione alla giunta regionale«Perché Rossi non l’ha destinato ad altro in attesa della sentenza?»

«L’ex assessore all’urbanistica del Comune di Firenze Gianni Biagi, in questi giorni alla sbarra per il processo Castello con le accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta e per il quale i pm hanno chiesto 4 anni e sei mesi di reclusione, dopo essersi dimesso da assessore in seguito all’inchiesta è tornato a lavorare in Regione, ma con mansioni e responsabilità diverse, e oggi gestisce 66.980.273,54 euro l’anno di fondi pubblici nonché situazioni delicate come l’accreditamento delle agenzie formative». A muovere l’attacco è il Consigliere regionale del Pdl Giovanni Donzelli, che ricorda come «tra l’altro la richiesta di pena avanzata dai pm per Gianni Biagi sia la più pesante di tutto il processo Castello».

Sulla questione oggi Donzelli ha presentato un’interrogazione alla giunta regionale in cui, tra le altre cose, si ricorda che alcuni degli incarichi sono stati attribuiti dalla Regione a Biagi tre giorni dopo le dimissioni dal ruolo di assessore in Palazzo Vecchio che lo stesso Biagi aveva presentato in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta di Castello. «Tutti gli incarichi dirigenziali conferiti a Biagi – osserva poi Donzelli – sono sotto la firma e la responsabilità di Ugo Caffaz, capogruppo degli allora Ds in Comune a Firenze proprio negli anni in cui Biagi era assessore».Donzelli, pur ribadendo il principio del presupposto di innocenza, chiede al Presidente della Regione Enrico Rossi «se reputa corretto che un uomo sotto processo per corruzione, concussione e turbativa d’asta sia responsabile della gestione di quasi 67 milioni di euro di fondi pubblici e di scelte delicate come l’accreditamento delle agenzie di formazione». Non solo, perché l’esponente del Pdl vuole anche conoscere «il motivo per cui la Regione Toscana non abbia ritenuto, a scopo cautelativo, di attribuirgli temporaneamente un incarico di studio, in alternativa a un ruolo dirigenziale gestionale con responsabilità di una così ingente mole di fondi pubblici».