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Le serre come i capannoni: dai cinesi una concorrenza sleale.

Da un lato il rischio alimentare per chi consuma prodotti realizzati senza alcuna garanzia di salubrità, dall’altro la concorrenza sleale nei confronti della aziende che cercano di lavorare rispettando le regole.

Quanto abbiamo trovato nelle serre gestite dai cinesi a Sant’Angelo a Lecore non è dissimile da ciò che avviene nei capannoni alveare disseminati tra Firenze e Prato. Qui la gente vive e lavora in condizioni estreme: i vestiti sono appesi ad asciugare sopra le piante di insalata, mentre gli alloggi sono ricavati da cassoni di camion ricoperti da teli, impianti elettrici fatiscenti e impianti di irrigazione che pescano l’acqua da canali di scolo.
C’è un grosso problema legato alla sicurezza alimentare perché non sappiamo su quali tavole finiscono i prodotti coltivati senza alcuna garanzia sui procedimenti, ma anche la concorrenza sleale nei confronti degli agricoltori toscani che guadagnano molto meno pur di continuare a rispettare le regole. Segnaleremo all’Arpat, all’Asl e alla Questura le numerose irregolarità che abbiamo trovato, perché intervengano al più presto, così come alla politica la necessità di affrontare questa situazione: le istituzioni hanno completamente abbandonato questi territori.

Qui le foto: https://drive.google.com/folderview?id=0B4HySysavC–fkl6UWZNVHg1ZVFad1c3SU1VRGtDLTBYMGkyaW05aFZ5U3dEbTlLa2Q4OGs&usp=sharing