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Forteto: “La Regione si pronunciò contro la sentenza di Strasburgo”

“Se la Regione Toscana anziché intervenire duramente, premia ancora oggi il dirigente che ha firmato un quadretto idilliaco del Forteto, vuol dire che ha ancora da nascondere qualcosa sul sistema che per anni ha consentito a quella struttura di commettere atrocità”. Ho così commentato la risposta fornita oggi in Consiglio regionale dall’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi. La questione riguardava una relazione del 2001 firmata dal dirigente regionale Vinicio Biagi, che lavora ancora come dirigente della Regione guadagnando uno stipendio da 125mila euro con un premio di produttività di oltre 16mila euro.


In una relazione sul Forteto inviata al Ministero degli Esteri dopo la sentenza di Strasburgo che nel 2000 condannava l’Italia, Biagi non solo avallò per conto della Regione il sistema di ‘famiglia funzionale’, ma parlò del Forteto come di una comunità con ‘spiccata attenzione ai bisogni dell’altro’, ‘esperienza consolidata nel tempo’, di ‘una grande famiglia, un po’ insolita’ e addirittura, riferendosi ad un incontro avvenuto in Mugello, di un clima ‘ sereno e collaborante, anche se un po’ disturbato dalla sentenza della Corte di Strasburgo le cui ragioni appaiono poco comprensibili’. Si tratta di un documento surreale, che di fatto ha avallato gli affidamenti ad una comunità-cooperativa; una cosa gravissima che dimostra come ancora una volta la Regione e il Pd non si siano distaccati da quelle dinamiche che per anni hanno coperto gli abusi al Forteto”.
La giunta regionale ha scelto ancora di fare muro sulle gravi responsabilità di chi ha coperto per anni le cose allucinanti accadute al Forteto.
Oggi ci siamo sentiti dire dall’assessore Saccardi che la Regione si è limitata a riportare le ‘informazioni ricevute dai servizi sociali’, dando per scontate le informazioni ricevute nonostante una condanna passata in giudicato che avevano già subito Fiesoli e Goffredi e nonostante una sentenza della Corte europea di Strasburgo che condannava l’Italia proprio sul caso dei due minori affrontato nel documento incriminato.