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Una nuova fase per Fratelli d'Italia

L’ex centrodestra non esiste più. Nella costruzione del futuro sono settimane di movimento. Sia Forza Italia che la Lega si interrogano sulla propria linea politica futura e credo che anche per noi di Fratelli d’Italia sia arrivato il momento di iniziare a immaginare una nuova fase. E’ giusto pensare di ridisegnare “senza paura”, come ci piaceva tanto dire, i nostri confini. Anche valorizzando ulteriormente l’esperienza di Terra Nostra.

Lo possiamo fare, forti di risultati entusiasmanti alle amministrative in alcune città (Penso ovviamente a Roma, ma anche a capoluoghi come Grosseto, Pordenone e Novara e a città medie come Terracina o Rossano Calabro fino a centri molto piccoli, ma per noi significativi, come il mitico comune di Rosazza in provincia di Biella dove Fratelli d’Italia è arrivato in solitudine al 77,46%). Dobbiamo ridisegnare i nostri confini, però anche perché consapevoli di risultati molto più deboli in altre grandi e importanti città. Dobbiamo riuscire a far decollare il potenziale immenso che fino a ora non si è espresso compiutamente.
Fratelli d’Italia ha e avrà sempre di più un ruolo determinante in qualsiasi coalizione o aggregazione vorremo fare. Dobbiamo sentirci questa responsabilità sulle spalle; nessuno dei grandi commentatori ha notato a sufficienza che, se sommiamo i dati di Roma e Milano in voti assoluti, Fratelli d’Italia è il primo partito del centrodestra.
Niente contro la persona di Parisi, ma mi preme sottolineare che la lista civica di Giorgia Meloni su Roma ha preso, sia in voti assoluti che in termini percentuali, più voti della sua lista civica su Milano. Come è evidente che, se il suo progetto è stato perdente a Milano, difficilmente riuscirà a essere vincente in tutta Italia, soprattutto se insiste a ipotizzare larghe intese, accordi con il PD e aggregazioni centriste che immaginano una linea politica in contrapposizione a Salvini e Meloni.
Se, dopo aver perso per un soffio a Milano, Parisi pensa di vincere in Italia facendo il ‘Marchini nazionale’ credo che la sua strada sia segnata evidentemente verso il disastro.
Ma non possiamo accontentarci del ruolo di commentatori delle linee politiche altrui. Un’area alternativa a Renzi e ai cinquestelle sarà vincente solo se noi riusciremo a fare quel salto di qualità che merita la destra.
Credo che per ridisegnare i nostri confini sia necessario abbattere qualche totem e superare qualche resistenza mentale.
A esempio, personalmente credo che sia arrivato il momento di consegnare definitivamente alla storia l’esperienza di Alleanza Nazionale. E’ ormai un feticcio che ci distrae dall’immaginare il futuro. Anche graficamente credo sia utile immaginare un logo senza richiami al passato e capace di comunicare apertura e non una serie di chiusure concentriche.
Fratelli d’Italia con un leader come Giorgia Meloni deve e può parlare a tutti gli Italiani. Non solo a quelli che votavano AN. Deve poter parlare anche a tutte le classi sociali. Non solo ad esempio agli arrabbiati e ai poveri. Fratelli d’Italia deve poter essere considerata punto di riferimento anche per chi, nonostante Renzi, le tasse, la burocrazia e la crisi, ce la sta facendo. La destra deve ovviamente essere vicina agli ultimi, ma deve anche essere punto di riferimento per chi con capacità, sacrifici e ingegno sta tenendo in piedi l’Italia. Penso a chi continua nonostante il vento contro a riportare successi nelle piccole e medie imprese, nel commercio, nelle nuove tecnologie, nelle eccellenze del gusto e della moda.
Per far ripartire l’Italia dobbiamo stare vicini a chi Renzi ha fatto diventare più povero, ma anche a chi può essere la locomotiva a cui agganciare le persone di buona volontà per far ripartire l’Italia. C’è un mondo di liberi professionisti che nessuna forza politica considera più, ma sono loro con le proprie capacità a tenere in piedi la rete economica dell’Italia che riesce a sopravvivere.
La destra che crede nel merito può essere in prima fila nell’ascoltare le esigenze di chi produce e rilanciarle.
Una destra che supera i propri confini deve farlo anche in politica estera, consapevole che l’obiettivo è, e resta, il bene dell’Italia.
La destra che ha a cuore prima di tutto l’Italia guarda ovviamente con disprezzo a chi si inginocchia alla Merkel e attende ordini. Ma la destra che ama l’Italia non può nemmeno cadere nell’errore di sostituire la sudditanza psicologica con la Merkel con una sudditanza parallela con Marine Le Pen.
Grande stima per le capacità della leader francese, della sua capacità di rottura e rinnovamento rispetto al padre e dell’ascesa che ha fatto fare alla destra in Francia. Ma Marine ha a cuore prima di tutto i francesi e noi abbiamo a cuore prima di tutto gli italiani.
Abbiamo opinioni quasi sovrapponibili sulla lotta al terrorismo internazionale e sulle critiche all’Europa, ma non vogliamo sostituire lo strapotere della Merkel con uno strapotere della Le Pen. Sono certo ad esempio che una Europa a trazione francese non potrebbe fare molto di più rispetto ad adesso per gli interessi delle aziende italiane. Se non altro perché in molti settori Francia e Italia sono spesso concorrenti.
Senza pensare ad esempio alle tematiche etiche. Nessuno si scandalizzi o mi linci per apostasia, ma sulla difesa della famiglia tradizionale forse Marine Le Pen è più vicina a Nichi Vendola che ai miei valori.
Questa mia riflessione di inizio estate vuole solo essere un invito a me e alla classe dirigente di Fratelli d’Italia a sentirsi protagonista di una nuova coraggiosa fase. Abbiamo Giorgia Meloni, il miglior leader al momento in campo nel centrodestra, giochiamoci la partita senza timori e senza autochiuderci in recinti. Parliamo a tutti e potremo essere noi il fulcro della squadra che rimanderà Renzi e le sue slides a Rignano sull’Arno.