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A BIELLA L’EX MACELLO TRASFORMATO IN DORMITORIO ABUSIVO

A Biella la sinistra rappresentata dal sindaco Marco Cavicchioli preferisce mantenere l’illegalità in città anziché tutelare e garantire la sicurezza dei cittadini, pur avendo prove certe di occupazioni abusive all’interno delle quali si sopravvive con lo spaccio. Secondo il primo cittadino sgomberare l’immobile vorrebbe dire lasciare le persone in mezzo ad una strada, quindi non è una strada praticabile. Di fatto la sua professione è diventata quella di lucrare difendendo i clandestini nei ricorsi contro l’espulsione, anziché amministrare la città per i suoi cittadini.

L’edificio abbandonato dell’ex Macello di via Ivrea è popolato da senzatetto e profughi ed è diventata una vera e propria centrale di spaccio, come da mesi denuncia Fratelli d’Italia con il consigliere comunale Andrea Delmastro, che ha chiesto a sindaco e prefettura di «non chiudere gli occhi» e di fermare il degrado nella «zona franca di via Ivrea». Ma il sindaco frena: il Comune conosce bene la situazione, ma l’ipotesi dello sgombero non è praticabile e non risolverebbe nulla. 

Ieri Delmastro ha scritto una lettera, indirizzata al sindaco Marco Cavicchioli e alla Prefettura di Biella, nella quale dice chiaro e tondo che dentro a quello stabile abbandonato le persone «vivono in condizioni igieniche e di sicurezza degradanti. Il tutto con la complicità di istituzioni che, come unica risposta, chiudono gli occhi». Dentro al vecchio Macello, di proprietà della Regione Piemonte, è un labirinto di materassi ammassati, vecchie coperte, vestiti consumati. Ci sono impianti idraulici improvvisati, cavi elettrici a cielo aperto che non rispettano alcuna norma di sicurezza. 
Andrea Delmastro sostiene di aver ricevuto alcune lamentele anche da parte dei residenti del quartiere, allarmati per la sicurezza pubblica. Poi pone l’accento su un’altra questione, dicendo al sindaco «di assumersi le sue responsabilità, se non per la sicurezza di chi vive nel quartiere, almeno per quei poveri disgraziati, non delinquenti, che trovano rifugio senza la minima garanzia di sicurezza». 
Non è facile stabilire con esattezza quanti sono i senza fissa dimora. C’è chi va, c’è chi viene. Spesso a indirizzarli è il passaparola. Secondo alcune fonti, tra gli «invisibili», oltre a molte persone vivono in quello stabile in condizioni igieniche preoccupanti ma le istituzioni chiudono gli occhi qualche italiano in difficoltà, ci sarebbe una consistente quota di quei pakistani che arrivarono due anni fa a Biella e a cui è stato negato l’asilo

politico. 

Tecnicamente queste persone sono clandestine, senza permesso di soggiorno, senza alcuna intenzione di tornare nel loro paese. E Biella, nel suo piccolo, si trova alle prese coi problemi della metropoli: l’idea è di non forzare fare sgomberi, con la risposta del sindaco (di più posti al dormitorio) per tentare in futuro la strada del ricollocamento. 
Il sindaco si assuma le proprie responsabilità almeno per tutelare i disperati che si rifugiano lì.

Bene sul Blog aggiungerei le frasi ridicole del Sindaco che di professione lucra difendendo i clandestini nei ricorsi contro l’espulsione