«Anche quest’anno, a prescindere dall’assenza di Schlein, partecipano in abbondanza esponenti politici di tutti i partiti presenti in Parlamento, compresi i loro leader, sia di maggioranza che di opposizione»
di Luca Sablone
Da festa di partito a evento internazionale. Lei ha assistito da protagonista alla parabola di Atreju: questa è l’ultima tappa della metamorfosi?
«Atreju è cresciuta con Giorgia. Abbiamo avuto alti e bassi, ma lo spirito è rimasto lo stesso. Tanti ragazzi volontari, confronto con tutti, ironia, dibattiti fuori dagli schemi abituali della politica, stand di associazioni di volontariato. Adesso negli ultimi anni abbiamo puntato su un vero e proprio villaggio di Natale con la pista di pattinaggio su ghiaccio, che piace ad adulti e bambini. Di sicuro adesso abbiamo qualche capello bianco in più, ma non abbiamo perso la voglia di ribaltare gli schemi, provocare, ascoltare».
Tanti ospiti di primo piano. Come funziona la macchina organizzativa per impostare un’agenda così fitta?
«L’ufficio studi di Fratelli d’Italia, quello su cui a giorni alterni i giornalisti fanno ironia per gli approfondimenti che condivide con i nostri parlamentari, fa un lavoro eccezionale di proposta sui temi e sugli ospiti, che inizia molti mesi prima dell’inizio della festa. La parte non semplice è incastrare le agende di centinaia di ospiti. È come giocare a Tetris: parliamo di circa 450 relatori, per oltre 80 panel previsti. E poi mi prendono in giro perché dicono che controllo tutto, dalla disposizione delle sedie alla garanzia del caffè nelle sale stampa: se fai un evento così è normale che tutti si aspettino il massimo».
Ci sono dei «nomi coperti», delle possibili sorprese che potrebbero spuntare all’ultimo minuto tra gli invitati?
«Se ci fossero e ve lo dicessi non sarebbero più segreti e coperti».
Atreju detta l’agenda politica, ma la leader del principale partito di opposizione rifiuta il confronto con Meloni e Conte. Forse è questa la vera «emergenza democratica»…
«Ma no, è solo una diversa visione della politica. Alle Feste dell’Unità la sinistra non invita chi la pensa diversamente, per loro il confronto massimo che possono accettare è tra le correnti interne. Noi apriamo la nostra festa a tutti. Anche quest’anno, a prescindere dall’assenza di Schlein, partecipano in abbondanza esponenti politici di tutti i partiti presenti in Parlamento, compresi i loro leader, sia di maggioranza che di opposizione, e gli amministratori locali dai presidenti di Regione ai sindaci delle grandi città. Ci piace anche portare dibattiti che a qualcuno potrebbero sembrare impossibili. Per esempio Nordio, che lo scorso anno partecipava allo stesso panel del presidente Anm Santalucia, quest’anno si confronterà con la Albano, la presidente di Magistratura democratica che ha bocciato i trattenimenti dei migranti in Albania. E poi il confronto non è solo politico: si discute di spettacolo, sport, cultura. Siamo così convinti delle nostre buone ragioni che non temiamo il confronto con nessuno».
Il voto si avvicina e si torna a parlare di legge elettorale. Quanto è alto il rischio di una paralisi politica dopo il voto del 2027 se ci fosse il Rosatellum?
«Questa legge elettorale può produrre solo Parlamenti ingessati e coalizioni instabili. Non è accaduto in questa legislatura solo perché a sinistra si erano divisi in tre coalizioni. Chi la difende vuole solo tornare al governo dopo aver perso le elezioni».
Allora quale potrebbe essere la soluzione per garantire rappresentatività e governabilità?
«Prendiamo spunto dal sistema elettorale delle Regioni e vediamo chi è in grado di vincere».
I tempi stringono, non manca molto alla fine della legislatura. È difficile che si riesca a fare il Premierato…
«Manca solo un passaggio parlamentare. Sono meno pessimista di lei».


