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Cartoni “razzisti”: Disney mette il bollino

Cartoni "razzisti", Disney li censura

Dopo “Via col Vento” la follia arriva anche sui cartoni Disney. Da Dumbo a Peter Pan: la casa americana censura le più celebri pellicole per bambini

Pazzesco: dopo la censura su “Via col Vento” ecco anche i cartoni “razzisti”. E la Disney mette il bollino e li censura. Da Dumbo a Peter Pan, da Lilli e il vagabondo agli Aristogatti, passando per Il libro della giungla: la follia del politicamente corretto dilaga.

A riportare la notizia è il Corriere della Sera, che racconta le “correzioni” di Hollywood, “quasi un secolo dopo”. E la vicenda dei cartoni razzisti della Disney con il bollino rasenta il ridicolo.

Un’introduzione aprirebbe la nuova versione dei cartoni Disney “razzisti”, con il nuovo bollino. “Questa rappresentazione include rappresentazioni negative e/o trattamenti negativi di persone o culture. Stereotipi sbagliati quando sono stati messi in scena così come lo sono ora”.

“Piuttosto che rimuovere il contenuto vogliamo riconoscere l’impatto dannoso”, prosegue la descrizione. E “impararne una lezione, e avviare una conversazione per creare un futuro più inclusivo”.

Parole al limite del grottesco. I motivi per cui la Disney ha deciso di autocensurare i cartoni perché tacciati di essere razzisti sono vari. I corvi che volano con Dumbo, per esempio, parlano con accento che ricalcherebbe gli stereotipi schiavisti. Ragioni che si fa fatica a capire.

Oppure i pellerossa che incontra Peter Pan: sarebbero una caricatura dei nativi americani. Motivazioni una più divertente dell’altra usate dalla Disney per giustificarsi dei cartoni “razzisti”. Si ride per non piangere, ovviamente.

L’autocensura per non sembrare razzisti tocca anche gli stereotipi orientali. “In Lilli e il vagabondo” e “Gli Aristogatti”, per esempio, compaiono perfidi gatti siamesi. E’ tutto vero: Disney ha censurato questi cartoni per paura che venissero bollati come razzisti.

Il precedente, ma questa volta non riguardava la Disney, era quello di Via col Vento. Da giugno scorso è stato eliminato da alcune piattaforme per gli stereotipi schiavisti che rappresenta. Da lì l’ironia sul tema ha preso il sopravvento. E addirittura c’è chi ha ritirato i “moretti” dai supermercati. Roba da non credere.