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Ente CR: Firenze perde sede, soldi e faccia per un favore a Prodi.

Un’operazione in cui Firenze perde tutto: non solo il potere decisionale in sé ma la sede e il nome stesso della banca, oltre al legame col territorio e tutto ciò che ne consegue in termini di occupazione e logistica. La cessione del residuo 10% di CR Firenze a Intesa San Paolo si traduce in una Caporetto, dove vengono sacrificate quelle ‘particolari tutele statutarie’ che a suo tempo vennero indicate come elementi di garanzia per continuare ad avere un forte legame con la città.

Ora tutto ciò non ha più alcun valore. In questa vicenda ci sono punti poco chiari, a partire dalle modalità dell’operazione. A suo tempo le quote della banca vennero vendute non cash, ma in cambio del 3,2% di Intesa San Paolo. Da allora il titolo Banca Intesa, che fu valutato 5,64 euro, oggi vale intorno ai 3 euro. Se si dovesse valutare adesso, si avrebbe una perdita secca di 900 milioni. La vendita fu avallata dall’allora premier Romano Prodi e l’acquisto delle azioni di Banca Intesa garantì un posto nel Cda di Intesa all’Ente Cassa: ciò servì ad rafforzare l’area cattolica-democristiana all’interno dell’istituto nei confronti di un’area laica assai importante. La prossima operazione di cessione del residuo 10% di CR Firenze verrà condotta dall’avvocato Umberto Tombari, che in passato ha avuto come collaboratrice l’attuale ministro Maria Elena Boschi, e segnerà la fine della presenza fiorentina nella storica banca. Si sta cercando di far passare quest’operazione come conseguenza del patto tra ministero del Tesoro e Fondazioni che non consente partecipazioni bancarie oltre il 33% del capitale della Fondazione stessa, ma perché allora non incominciare a dismettere la quota del 3,2% di Banca Intesa invece di perdere il totale controllo della banca, fino a poco fa ritenuto strategico? Forse perché a vendere le azioni di Banca Intesa ci si rimettono milioni di euro? Siamo preoccupati per la prospettiva di perdita di ulteriori posti di lavoro, e per le sorti della struttura di Novoli che oggi ospita la direzione regionale dell’Area territoriale dell’Italia centrale, nonché in generale dell’impatto economico derivante dall’assenza completa di una banca territoriale.