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Foibe, via l’onorificenza al maresciallo Tito

Onorificenza Tito

Fratelli d’Italia presenta una proposta di legge per revocare le onorificenze della Repubblica concesse a chi, come Tito, ha commesso crimini.

Incredibile, ma vero. Il maresciallo Tito è ancora oggi insignito della massima onorificenza della Repubblica, senza possibilità di revoca. Eppure c’è la sua firma sui massacri delle Foibe e sul dramma dell’esodo giuliano-dalmata e istriano. C’è la sua firma perché nella veste di capo della Resistenza jugoslava avallò le violenze contro gli italiani (compresi i partigiani anticomunisti, come accaduto a Porzus) lungo il confine orientale per fare della Venezia Giulia la settima repubblica iugoslava. E c’è la sua firma perché da capo del regime comunista permise che nei primi anni del dopoguerra si alimentasse il clima di terrore contro i nostri connazionali che da secoli vivevano lungo le coste orientali dell’Adriatico. Violenze e attentati (come la tragedia di Vergarolla) che avevano lo scopo di indurre la popolazione italiana alla sottomissione al neonato regime comunista o all’esodo. Eppure il maresciallo Tito, a capo di un regime totalitario,nel 1969 è stato insignito di una delle più alte onorificenze italiane: Cavaliere di gran croce dell’ordine al merito della Repubblica italiana.

Il paradosso

Una legge dello Stato del 1951 disciplina la concessioni delle onorificenze, non prevedendo possibilità di revocarle dopo la morte del “premiato”. Anche se la storia lo ha riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità. Anche se tra le vittime ci sono decine di migliaia di italiani. Dopo anni segnati dalla congiura del silenzio, grazie alla battaglia portata avanti dalla Destra, le vittime delle Foibe e dell’esodo hanno ricevuto riconoscimento attraverso l’istituzione del Giorno del Ricordo. Quindi, da un lato una legge onora la memoria di chi, per la sola colpa di essere italiano, cadde sotto la violenza comunista iugoslava o fu costretto a lasciare la propria casa. Dall’altro lato un’altra legge permette che persino a chi si è macchiato di crimini atroci contro nostri connazionali sia preservata un’importante onorificenza della Repubblica italiana. Un cortocircuito della legge e della storia che Fratelli d’Italia intende finalmente risolvere, dopo averci già provato nella scorsa legislatura.

Revocare l’onorificenza a Tito: la proposta di Fratelli d’Italia

“Inserire nell’ordinamento italiano la possibilità di revoca del titolo di Cavaliere di gran croce dell’ordine al merito della Repubblica italiana a chiunque, anche se defunto, come il maresciallo Tito, si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità”. Poche righe, ma dense di significato quelle contenute nella proposta di legge presentata dai deputati di  Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, Tommaso Foti e Nicole Matteoni. Poche righe che, una volta diventate legge, permetteranno la revoca delle onorificenze al merito della Repubblica Italiana per chi ha commesso crimini. Anche dopo la morte di chi l’ha ricevuta, e non solo finché in vita. Il maresciallo Tito è uno di questi.