21 gennaio 2021: è il centenario del Pci. Ecco la verità su quello che hanno combinato i comunisti in Italia: altro che giustizia ed equità
Oggi, 21 gennaio 2021, ricorre il centenario dalla nascita del Partito comunista italiano. Tutti a celebrare i “successi” e i meriti del Pci, ma nessuno che ne ricordi le tante, troppe nefandezze.
Dal negazionismo delle foibe ai finanziamenti illeciti dalla Russia, dalla rivolta ungherese alla primavera di Praga. I comunisti del Pci in occasione del centenario parlano tanto di giustizia e uguaglianza ma hanno la memoria corta su tutto quello che ha combinato il loro partito.
Delle nefandezze del Pci ho parlato nel corso dell’incontro online “Ricordare il comunismo, ricordarlo tutto” ed organizzato da Fratelli d’Italia in occasione del centenario (RIVEDI QUI L’INCONTRO). Mi sono focalizzato su alcune, in particolare. Citarle tutte avrebbe richiesto troppo tempo.
Fondi neri dall’Urss
23 milioni e 300 mila dollari in sette anni. Dal ’70 al ’77 questa è la cifra versata dai sovietici al Pci italiano. Cifre contenute nel “rapporto Impedian numero 122” del dossier Mitrokhin.
Soldi che, secondo quanto riportato, furono corrisposti nel giardino della villa dell’ambasciatore dell’Urss a Roma nelle mani di vari dirigenti del Pci. Fra loro anche Armando Cossutta, a lungo dirigente e senatore del Pci dal 5 maggio 1972 al 14 aprile 1994. Quindi un alto dirigente comunista anche con incarichi istituzionali.
I fondi illeciti arrivavano al Pci con una precisa modalità ben descritta da un articolo de La Repubblica del 1999. Con tanto di coinvolgimento del Kgb, i servizi segreti sovietici.
Il negazionismo delle foibe
“Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate […] non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi”. Sono le parole dell’allora segretario del Pci Palmiro Togliatti, pubblicate su L’Unità.
Per lunghi anni del suo centenario il Pci che aveva fra le sue fila numerosi partigiani arruolatisi con Tito che perseguitarono gli italiani, negò la verità sulle foibe.
“Sento la responsabilità di non aver affrontato il problema a suo tempo. Ma è una responsabilità collettiva, nazionale. Fu un errore gravissimo, ma preferimmo rimuovere”. Fu il commento in un articolo del 2007 del Corriere della Sera di Gianni Cervetti, membro della direzione nazionale del Pci di Enrico Berlinguer.
Tutt’oggi, dopo il centenario, esponenti degli eredi del Pci, organizzano decine di iniziative negazioniste, con la collaborazione dai partigiani. E anche nelle iniziative per la giornata del Ricordo le istituzioni di sinistra mettono le associazioni partigiane fra quelle che gestiscono le lezioni.
La repressione sovietica in Ungheria
Anche nel giorno del centenario non si può dimenticare che la direzione del Pci seguì la rotta di Togliatti che appoggiò la repressione sovietica sin dai primi giorni. La stampa comunista etichetta gli insorti come “controrivoluzionari”.
Il 24 ottobre del 1956, «l’Unità» titola «Scontri nelle vie di Budapest provocati da gruppi armati di controrivoluzionari». Gli eventi vengono immediatamente bollati come «fatti di Ungheria». Il 25 ottobre appare su «l’Unità» un editoriale dal titolo «Da una parte della barricata a difesa del socialismo». Nell’articolo, rivendicato dal direttore dell’edizione romana Pietro Ingrao, si parla di «un attacco armato meditato […] chiaramente rivolto a rovesciare con la violenza il regime di democrazia popolare».
Ancora oggi, a causa della censura comunista in voga in quei giorni, qualcuno parla di “fatti ungheresi”: una In quei giorni nessuno si dissocia. Qui sotto la prima pagina de L’Unità dell’8 novembre 1956.
La primavera di Praga
Il segretario del Pci Longo definì l’intervento in Cecoslovacchia «un tragico errore». Ma fino alla fine continuò a insistere sul fatto che nel «grande scontro che è in atto tra socialismo e capitalismo… noi staremo sempre dalla parte del socialismo, dei Paesi e dei partiti che hanno realizzato il socialismo». E’ quanto si legge in un articolo sul Sole 24 Ore del 2008 dello storico Victor Zaslavsky docente alla Luiss.
Fra le cause ci furono certamente i finanziamenti sovietici che arrivavano al Pci. Ma anche, spiega il professore, un “fattore identitario”.