«Regionali: a sinistra scelgono i candidati come al Monopoli». La mia intervista a La Stampa

Se passa il messaggio che chi arriva in Italia non verrà rimpatriato perché c’è sempre un giudice a renderlo impossibile, si fa un regalo allo scafista che lucra sulla disperazione

di Francesco Malfetano

Onorevole Donzelli, oggi Meloni, Tajani e Salvini saranno nelle Marche: una formazione “inedita” a questo punto della campagna elettorale. FdI teme di perdere una Regione simbolo?

«Non è un evento elettorale ma istituzionale, come fatto in tante altre regioni. Anche nella Campania di De Luca il governo si è presentato assieme a lui per parlare di fondi sociali, lo fa a prescindere dal colore politico. Nessuna paura: siamo tranquilli, portiamo avanti le nostre idee. A differenza di come hanno fatto loro in Liguria, non abbiamo cavalcato i guai giudiziari di Ricci. E su questo vorrei sottolineare l’incoerenza di Conte: la loro intransigenza sull’onestà è come l’alta marea, scompare e riappare. Oltre alle vicende giudiziarie, per Ricci, ci sono però quelle politiche: magari potrebbe pagare l’affitto, visto che usa una sala prestigiosa per 200 euro al mese».

Sul Veneto c’è chi parla di scambi tra FdI e Lega: la Lombardia in cambio del leghista Stefani come dopo Zaia…

«Gli scambi appartengono all’altra metà campo. È la sinistra a scegliere i candidati come in un Monopoli, noi puntiamo sui migliori, senza bandierine».

In Toscana, Puglia e Campania mancano i nomi dei candidati. Temporeggiate perché le date per perse?

«In Toscana manca solo l’ufficialità ma Alessandro Tomasi è già in campagna elettorale. In Puglia e Campania, pur essendo partite in salita, aspettiamo anche perché non sono chiari gli avversari. Non è che decidiamo in base a loro ma credo che l’imbarazzo di non avere un candidato sia maggiore per chi sta governando».

Le dimissioni di Occhiuto in Calabria aggiungono ulteriore caos. È scontato che sia lui il candidato? L’unico governo uscente in bilico così è quello veneto. Sembra un po’ iniquo…

«Senza il limite al doppio mandato non avremmo dubbi neanche lì. Credo che Occhiuto abbia rivoluzionato la Calabria, a partire dalla sanità, imponendo ad esempio per la prima volta dei rendiconti scritti e non orali. Ci auguriamo possa continuare con questo lavoro. Poi è certo, più forte sarà FdI nel voto popolare, più forte sarà Occhiuto».

Ha letto le parole di Mattarella sulla strage di Bologna? Il Presidente, come le sentenze, parla di «strategia neofascista», a differenza di quanto fanno Meloni e altri esponenti del centrodestra.

«Ci riconosciamo tutti nelle parole del Presidente. Ci sono verità sancite nelle aule di giustizia che nessuno vuole disconoscere. Chi prova a collegare queste vicende al governo Meloni dimentica che molti del nostro gruppo dirigente all’epoca non aveva neanche l’età per salire a bordo di un treno da soli».

La premier e il Quirinale sono al centro di alcune ricostruzioni molto in voga: Renzi sostiene che Meloni punti al Colle per il 2029. È così?

«Parlare del dopo Mattarella è una mancanza di rispetto istituzionale di Renzi, che comunque non ne ha mai azzeccata una. Meloni governa bene e con stabilità. Arriverà alla fine legislatura con l’intento di tornare a governare altri cinque anni».

Si parla di un approdo in politica per Pier Silvio Berlusconi. Che effetto avrebbe sul centrodestra e su FdI?

«Silvio è stato l’inventore del centrodestra. Ha dato una casa alla maggioranza degli italiani che difendono lavoro, famiglia e libertà. Se uno dei suoi figli volesse continuare a portare avanti questi valori con noi, sarebbe un onore».

Lei è in giro per le spiagge con il tradizionale Cruciverbone di FdI, con definizioni – spesso ironiche – sull’opposizione e resoconti sull’attività del governo. Gliene propongo una… Quale struttura è costata mezzo miliardo e ha ospitato solo 20 migranti nel 2024?

«È un modo leggero per raccontare cosa abbiamo fatto e stare vicini agli italiani. Parlamentari e dirigenti del partito non vanno in vacanza, e quest’anno ci concentriamo su giustizia e sicurezza».

Non ha risposto. Si parlava dei centri in Albania…

«Non posso conoscere la risposta perché le cifre che cita non sono corrette (ride, ndr): si è speso meno, in linea con quanto fatto per l’accoglienza in Italia. In più, però, l’iniziativa ha un importante effetto dissuasivo. Se qualcosa si è inceppato è solo per le interpretazioni politiche fornite dai giudici, ma non ci fermeremo con la lotta agli scafisti».

Qual è il nesso fra la sentenza della corte di Giustizia Ue, che si occupa solo di Paesi sicuri, e la lotta agli scafisti?

«Se passa il messaggio che chi arriva in Italia non verrà rimpatriato perché c’è sempre un giudice a renderlo impossibile, si fa un regalo allo scafista che lucra sulla disperazione. E per quanto riguarda i giudici mi risulta di difficile comprensione pensare che i talebani afghani vadano bene – dato che la Germania ha effettuato più volte rimpatri verso l’Afghanistan – e Sharm el-Sheikh sia una meta pericolosa per la sicurezza dei rimpatriati. C’è una forzatura da parte dei giudici italiani che hanno scelto in modo curioso le Nazioni sicure di partenza».