Il Presidente della Commissione Antimafia a Firenze per l’evento “Oltre il tetto di cristallo. Il lavoro delle donne”, promosso dal dipartimento Coordinamento enti locali di FdI. “Quello che si è scatenato mi ha dimostrato che c’è ancora qualcuno che ha paura della verità, ma io non ho paura di quel qualcuno”
Se c’è un esempio di donna che, con il suo impegno e la sua determinazione, ha infranto il tetto di cristallo, quella è la presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo. Lei che davanti agli squallidi attacchi successivi alla sua elezione alla guida della Commissione non si è fatta condizionare. Ha continuato a impegnarsi senza paura alla ricerca della verità su tragici fascicoli della storia d’Italia. A partire dalla strage di Via D’Amelio. Un lavoro di cui Colosimo ha parlato sabato 27 settembre a Firenze nel corso di “Oltre il tetto di cristallo. Il lavoro delle donne”, evento promosso dal dipartimento Coordinamento enti locali di Fdi.
Strage via D’Amelio, siamo vicini alla verità
“Quando ho incontrato per la prima volta Lucia Borsellino e suo marito, l’avvocato Trizzino, quando loro mi hanno consegnato quella richiesta di verità che poi è stata pubblica in Commissione Antimafia, io mi sono sentita sinceramente sopraffatta. Avevo visto quante carte avevo in archivio sulla strage di via D’Amelio e quindi non sapevo bene da dove iniziare.
E per chi come noi è cresciuto con quell’immagine lì dentro gli occhi, con quell’uomo lì come esempio, sentirsi la responsabilità di scrivere la verità storica su quella strage è la cosa più pesante che si possa portare sulle spalle. Però è anche una cosa a cui sinceramente non potrei mai rinunciare per nessun motivo oggi. E non solo perché credo che siamo molto vicini, ma perché quello che si è scatenato mi ha dimostrato che c’è ancora qualcuno che ha paura della verità, ma io non ho paura di quel qualcuno”
Rabbia per le offese ai familiari di Borsellino
Non poteva mancare un passaggio sulle intercettazioni fra gli ex magistrati Natoli e Scarpinato (quest’ultimo oggi senatore del M5S). Intercettazioni relative all’inchiesta mafia-appalti ma in cui emergono i nomi della stessa Chiara Colosimo e di Borsellino. “Ovviamente – ha detto il presidente della Commissione Antimafia – ho sentito i figli, e nello specifico ho sentito Manfredi, che poi ha scritto quella lettera aperta ai figli.
E io francamente ancora oggi, capisco che stiamo facendo la cosa giusta, ma mi sento in colpa per aver in qualche modo inferto ancora dolore a quella famiglia. Certamente non abbiamo responsabilità per quello che altri hanno detto, ma pensare che dopo tutto questo tempo quelli sotto accusa debbano essere loro fa venire una rabbia che fa saltare veramente i nervi”.
Donne e mafia: gridare forte la possibilità di cambiare
Infine una riflessione sul tema donne e criminalità organizzata: “Le donne hanno due facce quando parliamo di mafia. Ci sono le donne che subiscono e che aspettano lo Stato, e ci sono quelle che diventano peggio dei boss. Noi alle donne che diventano peggio dei boss dobbiamo ricordare che il 41 bis esiste anche per loro. E che da lì quando si esce non si esce perché ci si è pentiti, ma perché si è dato un contributo allo Stato.
Alcuni terribili boss escono perché ci permettono di dare dei colpi alla mafia che altri non ci avrebbero permesso di dare, ma questo non vuol dire che vengano assolti. Certo non dalle coscienze civili di questa nazione. Quindi esiste anche per queste donne c’è il 41 bis. Per tutte le altre va gridata forte la possibilità di cambiare: quelle ragazze che io ho incontrato e che sono venute in commissione sotto copertura sono rinate”.