La Toscana non ha bisogno del reddito regionale di cittadinanza, ma di tanti sì: al lavoro, alla sicurezza, alle infrastrutture, alle innovazioni
di Giancarlo Fioretti
I sondaggi ipotizzavano un testa a testa fra i due candidati ma alla fine Acquaroli ha prevalso senza peraltro troppo affanno.
«Opinionisti, giornalisti, sondaggisti di sinistra ipotizzano un mondo ideale per loro ma nel mondo reale è tutta un’altra cosa. A votare infatti ci vanno gli elettori. Nelle Marche ha vinto Francesco Acquaroli perché gli elettori gli hanno riconosciuto doti di buon governo. La sinistra ha provato a buttarla sulla politica nazionale e questi sono i risultati».
In questa campagna elettorale si è parlato quasi più di politica nazionale che dei problemi della Regione Marche. Astuzia vostra o ingenuità loro?
«Né l’una né l’altra. Noi non dobbiamo usare nessuna astuzia per evidenziare l’operato di questo governo: i risultati parlano da soli. Sono stati il Pd e i loro alleati che, in malafede, volevano convincere gli elettori del contrario ma gli elettori sono molto più saggi di chi li vorrebbe manovrare. Noi, in campagna elettorale, abbiamo parlato dei problemi della Regione Marche e delle soluzioni che abbiamo per poterli risolvere. Lo abbiamo fatto nel rispetto dei cittadini che poi, nelle urne, ci hanno premiato con un risultato davvero lusinghiero».
Tornando a citare i sondaggi, secondo lei la vittoria nelle Marche può ribaltare i sondaggi che in Toscana vedono il candidato del centrodestra Alessandro Tomasi molto attardato rispetto alle intenzioni di voto che, al momento, sembrano riversarsi su Giani?
«Le previsioni in Toscana sono state più volte clamorosamente smentite. Città come Siena, Pisa, Piombino, Cortona e Pistoia, date per assegnate al centrosinistra, sono governate dal centrodestra. Ogni giorno che passa cresce chiara la percezione che Alessandro Tomasi stia facendo breccia sempre più nel cuore degli elettori che lo voteranno perché è il candidato migliore, il più preparato e il più vicino alla gente».
La corsa di Alessandro Tomasi sarebbe stata con meno ostacoli se la sua candidatura fosse stata lanciata prima?
«Fratelli d’Italia lo ha indicato come candidato alla presidenza della regione già un anno e mezzo fa. La politica però ha i suoi tempie e le sue fasi. Che fosse lui il vero e unico candidato non ci sono mai stati dubbi».
La Toscana e le Marche possono avere una storia politica comune?
«Certo. Quello che è accaduto nelle urne della Regione Marche può e deve avvenire anche in quelle della Toscana. La Toscana ha bisogno di correre, non ha bisogno del reddito regionale di cittadinanza. La Toscana ha bisogno di tanti “sì”: sì al lavoro, alla sicurezza, alle infrastrutture, alle innovazioni. Una vittoria del centrodestra proietterebbe la Toscana nel futuro. Se, malauguratamente, dovesse invece vincere la sinistra, vincerebbe la Toscana del “no”. Si imporrebbe la Toscana dell’immobilismo e dei sussidi visto che quella coalizione imbarca l’estrema sinistra, i Cinque Stelle e la parte più oltranzista dell’ecologismo».
Ci può essere un cambio di rotta in una regione da sempre orientata a sinistra?
«Ne sono sicuro e la grande manifestazione del 10 ottobre prossimo in piazza San Lorenzo a Firenze, che vedrà la partecipazione anche della Presidente Giorgia Meloni, sarà una festa di popolo che darà l’immagine vera della regione reale. Quella che vuole cambiare davvero con Alessandro Tomasi».