«Vogliamo la Terza Repubblica, non saremo la nuova Dc». La mia intervista a La Stampa

«Al campo largo non serve certo Atreju per spaccarsi. Le divisioni al loro interno purtroppo sono reali, servirebbero due poli coesi»

di Federico Capurso

Sembra una kermesse meno identitaria del solito, “allargata”, quasi nazional popolare. Era questo l’obiettivo?

«È sempre stata una festa di parte, non di partito, e sin dalla prima edizione ha avuto un’impronta pop. Ma in ogni panel porteremo la nostra posizione per parlarne con chi non la pensa come noi. Solo chi non è forte delle proprie idee teme il confronto con quelle degli altri».

C’è chi pensa che questa voglia di andare oltre i confini della destra nasconda il desiderio di diventare la nuova Dc.

«Ogni stagione ha i suoi protagonisti. Nella Prima Repubblica, all’interno dell’Msi, della Dc e del Pci c’erano figure di grande spessore politico e umano. Paragonarsi a giganti di quella statura vorrebbe dire montarsi la testa».

Una risposta molto democristiana.

«Ma no! (ride, ndr)».

Questa che stagione è?

«Credo ci siano le condizioni per entrare in una Terza Repubblica, con una destra pienamente di governo. L’invito che abbiamo fatto a Fini e Rutelli parte da qui. Non è solo una voglia di amarcord».

Si spieghi meglio.

«È con il confronto tra loro che è nata un’epoca in Italia, anche se la Seconda Repubblica forse non si è mai compiuta del tutto».

E nella Terza Repubblica c’è ancora spazio per la fiamma nel simbolo di FdI?

«Questo è un tema che interessa solo i quotidiani di sinistra e La7, non gli italiani».

In quella fiamma ci sono le vostre radici post fasciste che dite di voler recidere. Ha visto cos’è successo a Parma con i giovani di FdI ripresi mentre intonavano cori fascisti?

«Sono stati sospesi da tutte le iniziative di partito».

Eppure, erano presenti a una cena organizzata dalla sezione FdI di Parma.

«Era una cena di Natale. Nemmeno il Grinch o Scrooge si accanirebbe con chi partecipa alle feste natalizie».

Il punto non è il Natale. Era una cena di FdI, un’iniziativa di partito.

«Polemica ridicola. Se questi sono i migliori argomenti che ha la sinistra contro di noi, vuol dire che stiamo facendo bene».

A proposito di sinistra, anche lei pensa che Schlein abbia sbagliato a rifiutare il vostro invito ad Atreju?

«A me fa piacere che chiunque accetti l’invito e anche per lei forse sarebbe stato meglio venire, ma non voglio darle consigli».

Non è soddisfatto nel vedere che su quell’invito il campo largo si è spaccato litigando sulla leadership?

«Al campo largo non serve certo Atreju per spaccarsi. Basta guardare i loro voti in Parlamento quando si parla di politica estera. Le divisioni al loro interno, purtroppo sono reali».

Perché “purtroppo”?

«Perché all’Italia farebbe bene un bipolarismo con due poli coesi che offrano visioni alternative di Paese».

Il bipolarismo in Italia non ha mai funzionato. Proverete comunque a forzare questo passaggio attraverso una nuova legge elettorale?

«Non credo si possa plasmare in questo modo un fenomeno politico. E non vogliamo fare una legge elettorale per indirizzare il risultato. Chi ci ha provato ha sempre ricevuto brutte sorprese. Ma c’è un obiettivo che va raggiunto».

Quale?

«La stabilità. In questa legislatura è stata garantita dalla nostra compattezza, ma nella scorsa ci sono stati 3 governi con 3 maggioranze diverse».

Il centrodestra sarà quindi compatto istituendo un suo comitato per il Sì in vista della campagna referendaria sulla riforma della magistratura?

«Stanno nascendo molti comitati per il Sì nella società civile, anche tra chi non ha un pensiero vicino al nostro, ma non abbiamo nessuna intenzione di fare comitati di partito. Ovviamente ci impegneremo per il Sì, perché è una nostra riforma e la difenderemo».

Forza Italia ha il diritto di rivendicare la paternità di questa riforma, vista la storica battaglia di Berlusconi per la separazione delle carriere?

«È una riforma di tutto il centrodestra».

Ed è un problema se Tajani eviterà di mescolarsi alle iniziative degli altri alleati?

«A me risulta ci sia la volontà di impegnarci tutti insieme. Se il tentativo della sinistra è quello di spaccare il centrodestra sulla riforma della giustizia, fallirà prima ancora di iniziare».

Torniamo agli ospiti di Atreju. Due anni fa c’era Elon Musk, che oggi attacca l’Unione europea dicendo che dovrebbe essere abolita. Condivide?

«Quest’anno ci sarà Abu Mazen, l’anno scorso Bertinotti, non per questo condividiamo tutto quello che dicono i nostri ospiti».

Il legame tra Musk e Meloni era molto stretto. E anche Trump ha riservato parole dure per l’Ue, vaticinando il suo prossimo sgretolamento. Lei che ne pensa?

«Non mi sembra che l’abolizione dell’Unione europea sia mai stata nel programma di Fratelli d’Italia. Vogliamo rinnovare l’Ue, renderla forte, ancorata all’Occidente e capace di camminare sulle proprie gambe».