La storia e le opinioni dei due magistrati simbolo della lotta alla mafia riscritte da chi è contrario alla separazione delle carriere. Ma il maldestro tentativo di delegittimare la legge costituzionale che sarà oggetto del referendum è caduto sotto l’evidenza dei fatti
Adesso che la Riforma della Giustizia è stata approvata e che i cittadini sono chiamati ad esprimersi, i sostenitori del “no” al referendum stanno usando tutti i mezzi possibili. Sono arrivati perfino ad utilizzare false interviste e dichiarazioni inventate di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel tentativo di delegittimare la riforma della giustizia varata dal governo e approvata dal Parlamento. Riforma che sarà oggetto del referendum. L’auspicio è che la campagna referendaria sia confronto serrato ma corretto, senza inventarsi dichiarazioni o interviste da diffondere sui media spacciandole per vere.
La falsa dichiarazione di Giovanni Falcone sulla separazione delle carriere
Adesso che la Riforma della Giustizia è stata approvata in Parlamento, la parola è passata agli italiani che saranno chiamati ad esprimersi tramite referendum confermativo. La maggioranza degli italiani, come confermato dai sondaggi, sono a favore della riforma. Per spostare l’equilibrio i sostenitori del “no” sono arrivati addirittura ad inventarsi delle false dichiarazioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Partiamo dal primo.
Nei giorni immediatamente successivi all’approvazione della riforma della Giustizia ha cominciato a circolare una foto di Giovanni Facone affiancata da questa dichiarazione: “Una separazione delle carriere può andar bene se resta garantita l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero. Ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile”. Frase che, secondo chi l’ha diffusa, sarebbe stata pronunciata dal magistrato in un’intervista a La Repubblica il 25 gennaio 1992. Peccato che questa intervista non c’è mai stata.
Un falso storico che è stato rilanciato, oltre che sui social, in più articoli e trasmissioni da parte di giornalisti e magistrati, buon ultimo Nicola Gratteri a DiMartedì. Di interviste a Repubblica Falcone ne concesse. E in una di queste, forse la più celebre ebbe a dire “Avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudici e Pm siano, in realtà, indistinguibili gli uni dagli altri. Chi, come me, richiede che [giudici e pm] siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell’esecutivo” (qui la lunga intervista del 3 ottobre 1991).
La falsa intervista a Borsellino
Non solo Falcone. Anche Paolo Borsellino è stato oggeto di una falsa attribuzione pur di spostare l’ago della bilancia referendaria dalla parte del no. Anche in questo caso un’intervista mai avvenuta, nello specifico alla trasmissione Samarcanda del 23 maggio 1991. Ecco le parole attribuite a Borsellino: “Separare le carriere significa spezzare l’unità della magistratura. Il magistrato requirente deve poter svolgere la sua funzione senza dover rendere conto al potere politico”. Parole mai pronunciate, come mai Borsellino si espresse sulla separazione delle carriere.
Un falso in piena regola, anche mal congegnato: perché, come ha dimostrato il quotidiano Il Dubbio, in quel giorno la puntata di Samarcanda non vide ospite né intervistato Paolo Borsellino. Sarebbe bastata una verifica delle fonti per appurare la verità, ma si è preferito diffondere fake news, nel maldestro tentativo di delegittimare una riforma e indirizzare una campagna referendaria su una riforma che, a giudicare dai sondaggi, è apprezzata da moltissimi italiani.


