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Il campo largo è già finito

Il “campo largo” tra Pd e M5S dopo 48 ore si è già spaccato a Strasburgo sul voto in Parlamento Europeo per gli aiuti militari all’Ucraina

È arrivata la conferma della scarsa credibilità dell’immaginario campo largo di Pd-M5S: dopo 48 ore si è già spaccato. Ciò dimostra quello che il Centrodestra ha sempre affermato: non ci sono punti di contatto ideologici fra i partiti di Schlein e Conte. C’è solo una gran voglia, scomposta, di riappropriarsi delle poltrone giustamente perse con il voto degli italiani.

Il Centrodestra è sempre unito

Per noi del Centrodestra il discorso è assai diverso: siamo usciti uniti e coesi dalle elezioni in Sardegna, non c’è stata alcuna spaccatura all’interno della maggioranza, come i gufi dell’opposizione avevano predetto e molto sperato. Siamo subito passati al contrattacco confermando i presidenti di Basilicata, Piemonte e Umbria come candidati del centrodestra alle prossime elezioni regionali.

La differenza sul metodo è molto evidente e rappresenta la sostanza della maggioranza: siamo uniti perché crediamo negli stessi valori, negli stessi principi, perché vogliamo il bene degli italiani e riportare l’Italia a sedere con autorevolezza all’interno delle istituzioni europee.

Per leggere l’articolo sul Centrodestra unito in Sardegna clicca qui.

I trascorsi di Pd 2 M5S confermano le loro divisioni

Non è la prima volta che alle regionali PD e M5S si presentano alleati:in Umbria con Vincenzo Bianconi nell’ottobre del 2019 ed in Liguria con Ferruccio Sansa nel settembre del 2020, erano arrivati alla definizione di un’alleanza confusa, vincendo enormi resistenze in entrambi i partiti.

Quelle scelte di unione vennero fatte con l’intento di solidificare la fragile alleanza appena avviata a livello nazionale, inaugurata in modo rocambolesco dopo la crisi del primo governo di Giuseppe Conte. Ottennero in realtà l’effetto opposto: il risultato dei candidati fu deludente, e le sconfitte finirono per evidenziare i limiti di quegli esperimenti di coalizione.

Già divisi a Strasburgo

Le divisioni ideologiche si sono già manifestate a Strasburgo sulla risoluzione che impegna l’Unione Europea a fornire, senza nessun limite, la fornitura di armi convenzionali a Kiev fin quando il conflitto sarà aperto e il governo ucraino non avrà ripreso il controllo del suo territorio.

Già in mattinata il Movimento 5Stelle aveva annunciato il voto contrario con la scusa che la risoluzione fosse “bellicista” perché non faceva menzione delle trattative di pace, dimostrando ancora una volta di essere l’unico partito filo Putin. È stata l’unica voce fuori dal coro, poiché la risoluzione ha visto il voto compatto del Parlamento Europeo: 451 voti a favore, 46 contrari e 49 astenuti.

48 ore: la durata ristretta del “campo largo”

Sono bastate quindi 48 ore ed un voto a Strasburgo per dividere l’improbabile “campo largo” tra Pd e M5S nato sulla scia del voto per le regionali in Sardegna. A differenza del centrodestra che si presenta unito davanti agli elettori su un programma comune, le maggioranze “Frankenstein” a cui ci hanno abituato le sinistre rosse e gialle si sciolgono come neve al sole.