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L’EX SOCIO DI RENZI PORTAVA A LOTTI IL MAGISTRATO. LUI INSABBIAVA L’INCHIESTA, ORA E’ STATO ARRESTATO

Vi siete mai chiesti perché certi intrecci non sono mai emersi fino in fondo? Continuano a saltare fuori particolari inquietanti sul giro intorno ai Renzi dall’inchiesta che ha portato in arresto, lunedì scorso in Puglia, tre persone, di cui due magistrati (LEGGI QUI).


Fra fine 2015 e inizio 2016 il maggiore delle fiamme gialle Carmelo Salamone porta alla Procura di Trani le carte su delle fatture false per 6,5 milioni, emesse da piccoli imprenditori pugliesi e incassate da grossi nomi fiorentini, per operazioni rivelatesi inesistenti
Poi legge un articolo (QUESTO) del Fatto Quotidiano (che riporta anche la notizia che state leggendo), che parla di Luigi Dagostino che si fa accompagnare da Tiziano Renzi, il padre dell’allora presidente del Consiglio, alle riunioni preliminari con i sindaci delle città scelte per l’investimento degli outlet. Dagostino, l’uomo che legò Renzi a Banca Etruria (LEGGI QUI), verrà poi arrestato a Firenze e poi rinviato a processo, insieme a Tiziano Renzi, proprio con l’accusa di false fatturazioni.
Così Salomone torna in Procura. Il magistrato “lo lesse – ha raccontato di quell’articolo il maggiore della Guardia di Finanza ai magistrati fiorentini che l’hanno interrogato – ma non cambiò idea e disse che non voleva inviare la comunicazione di notizia di reato alla Procura di Firenze per utilizzo di fatture false”.
Quel magistrato era proprio Antonio Savasta, uno dei due magistrati arrestati con l’accusa di aver “garantito positivi esiti processuali […] in cambio di ingenti somme di denaro”.
E fu proprio lui che qualche mese prima fu ricevuto a Palazzo Chigi dall’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e fedelissimo di Renzi, Luca Lotti. Savasta, che come riportano le cronache all’epoca era sottoposto a diversi procedimenti penali e alla richiesta di trasferimento d’ufficio, era in cerca di una sponda per ottenere un incarico a Roma.
Il cerchio si chiude: fu Dagostino a procurare a Savasta l’incontro con Lotti: “Profittando di tali rapporti – si legge nell’ordinanza riportata da Il Sito di Firenze – Dagostino chiese e ottenne da Luca Lotti per il pm Savasta un incontro a Palazzo Chigi certamente integrante un’utilità – non economica – per il magistrato che in quel periodo era alla ricerca di soluzioni per la sua già compromessa situazione professionale”.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, inoltre, le telefonate intercorse tra Luigi Dagostino e Luca Lotti dimostrano che “si conoscevano e avevano buoni rapporti tra loro”