«Per la legge elettorale quello delle Regioni è il modello migliore». La mia intervista al Corriere della Sera

«Quando si perde c’è sempre qualcosa che si sarebbe potuto fare meglio. Avremmo potuto scegliere prima i candidati, e questo ha pesato sull’astensionismo, e la tornata elettorale è stata troppo spezzettata»

di Paola Di Caro

«Chiaro che il nostro traino principale è Giorgia Meloni. Sul piano nazionale la situazione è diversa».

Sulla base di cosa lo dice?

«Anche solo dei sondaggi usciti oggi: il centrodestra resta in vantaggio, FdI è saldamente il primo partito. Non siamo minimamente preoccupati. Una cosa è un voto locale, altra è governare l’Italia».

Resta che siete dietro FI in Campania e addirittura doppiati dalla Lega in Veneto.

«In Campania, dove pure siamo cresciuti, ai nostri voti vanno anche aggiunti quelli della lista di Cirielli. In Veneto è fortissimo l’effetto trascinamento di Zaia, che ha fatto molto bene. È normale che con esponenti molto forti sul territorio questo possa accadere».

Voi avevate candidato in Campania un viceministro…

«E infatti la sinistra ha ottenuto meno della scorsa tornata elettorale: assieme Pd e M5S facevano 180%, hanno preso il 60%. Dov’è questo straordinario successo?».

Un mea culpa sui due candidati in Campania e Puglia solo un mese prima del voto?

«Quando si perde c’è sempre qualcosa che si sarebbe potuto fare meglio. Avremmo potuto scegliere prima, ma erano situazioni già prevedibili, il che ha pesato anche sull’astensionismo, oltre al fatto che questa tornata elettorale è stata troppo spezzettata e in autunno».

Invece in Veneto la Lega ha stravinto: questo può avere conseguenze sul governo?

«Solo positive. Quando prendiamo molti voti ci dicono che fagocitiamo gli avversari, che ci sia un equilibrio in alcune regioni non è affatto negativo, a noi interessa che tutta la coalizione avanzi».

A chi toccherà il candidato in Lombardia?

«È stato lo stesso Salvini a dire che saranno gli ultimi risultati ottenuti nella Regione a stabilire chi potrà avanzare la candidatura».

Cioè, se si accorpasse il voto di Politiche e Regionali toccherebbe a voi, sulla base del voto delle Europee?

«Mi attengo a quello che ha detto lui, quindi immagino che sia così».

Volete cambiare la legge elettorale: temete molto il centrosinistra oggi unito?

«Non temiamo nulla. Noi andremo alle elezioni non contando sulle possibili divisioni degli avversari, ma presentando i risultati che abbiamo ottenuto governando il Paese. Più posti di lavoro, meno sbarchi e immigrazione clandestina, la Borsa in crescita, le promozioni delle agenzie di rating, le tasse diminuite. E la stabilità, che è un valore in sé e che permette di raggiungere gli obiettivi».

Con questa legge c’è stata stabilità.

«Per nostre capacità e per le loro divisioni. Ma con questa legge il rischio che nessuno abbia la maggioranza alle prossime elezioni esiste eccome: loro ne sarebbero felici, perché sarebbero prontissimi a fare un governo con tutti dentro, noi no. Noi vogliamo che chiunque vinca possa governare per 5 anni».

Con una legge sul modello Regionali?

«Mi sembra decisamente la migliore».