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Renzi e Lotti. Una brutta storia di debiti e bande familiari ai vertici del Governo.

Sulla vicenda dei 263mila euro di debiti dell’azienda della famiglia Renzi ripagati con i soldi dei cittadini, abbiamo scoperto un altro importante elemento: il mutuo per conto della Banca di credito cooperativo di Pontassieve fu concesso da Marco Lotti, papà del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

   

La circostanza permise anche la concessione della garanzia da parte di Fidi Toscana, finanziaria della Regione, per cui i Renzi non hanno mai restituito i debiti, pagati con i soldi dei cittadini. La garanzia, tra l’altro, fu concessa ad un’impresa femminile e toscana: peccato che la concessione del mutuo riporti già la firma di Tiziano Renzi. Nessuno ha mai comunicato a Fidi questa variazione che, secondo le regole della finanziaria, avrebbe comportato una riduzione della copertura.

Le parole con il quale il padre di Lotti autorizzò il finanziamento, messe nere su bianco in un documento, fanno sorridere, alla luce del fallimento dell’azienda e del reato di bancarotta fraudolenta ipotizzato dalla Procura di Genova. 




Lotti scrive che “nel prossimo futuro l’azienda effettivamente avrà in dote una liquidità più che sufficiente alle proprie necessità che gli permetterà, fra l’altro anche di perseguire una politica di sviluppo” e “che prevede l’ampliamento e la modernizzazione dell’attività”, parlando di “bontà del business”.

Questo documento riporta la data del 14 luglio 2009: il giorno precedente Luca Lotti, figlio di Marco, era stato assunto da Renzi a Palazzo Vecchio come capo della sua segreteria.

Una banda di famiglie utilizza il potere ed i soldi pubblici per tutelare i propri interessi privati. Mentre gli imprenditori sono strozzati dalle tasse, i più alti vertici del governo lavorano non per risolvere questi problemi ma per garantire (e pagare) la copertura dei debiti delle aziende della famiglia Renzi.