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Via al bonus mamme

Il bonus mamme è realtà: un aiuto concreto a 700mila donne che conciliano l’attività professionale con la maternità

Via al bonus mamme! Da adesso, per le mamme lavoratrici, sono previsti importanti aumenti in busta paga: grazie all’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a loro carico, voluto dal Governo Meloni con la manovra di bilancio, ci realizzerà un aiuto concreto ad oltre 700mila donne che, quotidianamente, conciliano l’attività professionale con la maternità. Continua il nostro impegno affinché nessuna donna debba più scegliere tra lavorare e avere dei figli.

Ecco come funziona il bonus mamme

Con la Legge di Bilancio del 2024 – grazie al lavoro del Governo Meloni – è stato previsto il Bonus mamme: l’esonero dalla contribuzione previdenziale (9,19% della retribuzione), fino a un massimo di 3.000 euro annui da riparametrare su base mensile, per le lavoratrici che hanno almeno tre figli. Per il 2024, in via sperimentale, il bonus è attribuito anche in presenza di due figli.

L’agevolazione riguarda tutte le dipendenti del settore pubblico e privato (anche agricolo, in somministrazione e in apprendistato) con contratto a tempo indeterminato. Sono escluse, invece, le lavoratrici domestiche. Le madri, in possesso dei requisiti a gennaio 2024, hanno diritto all’esonero dal mese di gennaio. Se la nascita del secondo figlio interviene in corso d’anno, il bonus sarà riconosciuto dal mese di nascita fino al compimento del decimo anno del bambino.

Nel 2025 e nel 2026, invece, il beneficio è assegnato dalla nascita del terzo figlio e si conclude con il compimento del diciottesimo anno dell’ultimo figlio. Le lavoratrici interessate all’agevolazione possono rivolgersi ai propri datori di lavoro oppure utilizzare la funzionalità che sarà resa disponibile sul portale, dalla data e con le modalità che saranno rese note con uno specifico messaggio.

Zero contributi fino a € 32.600,00

Secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio, le lavoratrici non pagheranno contributi fino a 32.600 euro circa di retribuzione lorda; oltre tale soglia agisce il massimale e i contributi dovuti sono pari a quelli risultanti dall’applicazione della aliquota contributiva al reddito eccedente. A 65.000 euro l’aliquota contributiva effettiva è pari alla metà dell’aliquota legale. Le lavoratrici che hanno diritto all’esonero possono comunicare la loro intenzione di avvalersene al datore di lavoro o direttamente all’Inps dando i codici fiscali dei figli.

Il beneficio spetta dal primo gennaio, indipendentemente da quando si dà la comunicazione al datore di lavoro o all’Inps, purché in quel momento si abbiano i requisiti. Se il secondo figlio nasce durante l’anno si avrà diritto al beneficio al momento della nascita del secondo figlio. Il beneficio viene interrotto nel momento in cui il secondo figlio compie 10 anni nel caso di dipendente con due figli e nel momento in cui l’ultimo compie 18 anni nel caso di tre o più figli.

Montaruli: “un passo in avanti per incentivare la natalità”

“Quanto promesso dal governo Meloni per sostenere le famiglie italiane oggi si concretizza con l’entrata in vigore del bonus mamme. Una misura concreta che porterà circa 140 euro netti in più nelle buste paga delle madri lavoratrici a tempo indeterminato, senza alcun limite di reddito.

Dopo anni di aiuti promessi solo sulla carta da parte di una sinistra che ha relegato le mamme lavoratrici in un angolo, oggi grazie al governo di centrodestra arriva un primo ma importante passo in avanti per incentivare la natalità nella nostra Nazione”, così Augusta Montaruli, deputato di Fratelli d’Italia.