Cerca
Close this search box.
Cerca
Close this search box.

Regionali: il centrodestra resta forte e unito

Dalle elezioni in Sardegna nessun segnale politico di tipo nazionale: il centrodestra sfiora il 50% e supera il campo largo. Anche ai prossimi appuntamenti elettorali regionali il centrodestra resta unito

Gli elettori vanno sempre ascoltati. In Sardegna si è confermata la regola non scritta dell’alternanza che caratterizza la guida della regione, ma non c’è stato alcun segnale politico di tipo nazionale: le liste di centrodestra hanno sfiorato il 50% dei voti. Il centrodestra resta forte e unito per tutti i prossimi appuntamenti elettorali regionali.

In due anni il centrodestra in Sardegna cresce di oltre l’8% confermando così che l’azione amministrativa del Governo Meloni convince i sardi oltre che gli italiani. Il campo largo, invece, perde oltre il 6% rispetto alle politiche del 2022: Todde non ha mai voluto Schlein e Conte durante la campagna elettorale ed ha ostacolato la loro presenza sino alla fine. I sardi hanno bocciato le politiche del Conte II per la seconda volta in due anni. Ecco la mia intervista al Tg2:

Centrodestra forte e unito

“I presidenti di Basilicata, Piemonte ed Umbria che hanno ben governato saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali regionali. Si tratta della conferma del Presidente Vito Bardi per la Lucania, del presidente Alberto Cirio per il Piemonte e della Presidente Donatella Tesei per l’Umbria.” Così una nota congiunta di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e UDC.

In Sardegna il centrodestra sfiora il 50% e supera il campo largo della sinistra

C’è una verità: i numeri non mentono mai, a differenza dei titoli di giornale o dei proclami, e i numeri dicono che il centrodestra vince in Sardegna, mentre il candidato del campo largo Todde vince nelle preferenze e quindi conquista la Regione. Se andiamo ad analizzare i dati, infatti, scopriamo che sono ben 333.873 gli elettori che hanno votato per il centrodestra, pari al 48,8%. Per quello che si fa chiamare campo largo invece hanno votato 290.720, ovvero il 42,6%. La differenza è all’incirca di 43mila elettori, in pratica più dell’intera Alghero, quinta città della Sardegna per numero di abitanti. Ma se andiamo a fare un raffronto con le elezioni del 2022, quelle nazionali, scopriamo che il centrodestra in Sardegna aveva raggiunto il 40,5%, mentre quello che è il “campo largo” di oggi il 48,8%, che si ottiene sommando il 27% incassato dal centrosinistra al 21,8% del M5Stelle. E qui c’è qualcosa che torna. La sinistra ci deve spiegare come mai, se i sardi hanno votato contro il Governo, il centrodestra è cresciuto dell’8,3% passando dal 40,5% al 48,8%, mentre il campo largo ha perso il 6,2% scendendo dal 48,8% delle politiche al 42,6% delle regionali?

Allora forse la verità è un’altra: ha vinto Todde, con il suo 40,5%, ma non il “campo largo”. Viceversa ha perso Truzzu, per meno di 3mila voti, arrivando al 45%. E non si fermano qui le ricostruzioni favolistiche: dicono che sia partita un’avventura inedita, un’alchimia mai sperimentata prima. Non è così: siamo di fronte alla riproposizione della stessa, solita, vecchia alleanza dello “spendi e tassa” del Conte II, sonoramente bocciata dagli italiani nel 2022 e, come abbiamo appena dimostrato, anche dai sardi domenica scorsa. Non veniteci quindi a dire che i sardi hanno scelto Conte e Schlein perché è un insulto alla loro e alla nostra intelligenza.