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MAFIA NIGERIANA: A PRATO TRATTA DI MINORENNI. COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER PAGARE GLI SCAFISTI

Riecco la mafia nigeriana. Una tratta di esseri umani e prostituzione dalla Nigeria è stata scoperta a Prato. La Polizia eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze a carico di cittadine nigeriane.

Tre le arrestate, accusate dei reati di tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione anche minorile. Le donne, in concorso con altre sempre di origine nigeriana, tra cui una loro vicina di casa, reclutavano in Nigeria giovani e giovanissime ragazze, per le quali organizzavano e pagavano il viaggio verso l’Italia, della durata di alcuni mesi, attraverso la Libia e poi con scafisti fino alle coste italiane. 
Pochi giorni dopo la notizia della presenza dell’Fbi in Italia per le indagini sulla mafia nigeriana a Castelvolturno (LEGGI QUI), ecco un’altra dimostrazione della gravità della situazione su cui Fratelli d’Italia aveva più volte richiamato l’attenzione senza essere ascoltato.
Prima della partenza le giovani sono state sottoposte a riti voodoo e una volta giunte in Italia costrette a prostituirsi e poi a consegnare integralmente il provento del loro lavoro alle “maman”, fino all’estinzione del debito quantificato in cifre dell’ordine dei 30-40 mila euro a ragazza.
Da quanto emerge le famiglie di origine delle ragazze in Nigeria sarebbero state ben consapevoli dell’attività che le stesse avrebbero svolto in Italia. L’organizzazione, poi, per facilitare il rilascio del permesso di soggiorno, avrebbe fornito precise indicazioni relativamente a quale data di nascita indicare per non avere problemi e quale racconto fornire alle forze di polizia per ottenere il permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Alcune ragazze minorenni avevano indicato la maggiore età al momento della partenza, mentendo sulle proprie generalità. Le identificate periodicamente per strada e accompagnate dalle forze dell’ordine in strutture protette della zona sono più volte scappate per tornare dalle “maman”.
In caso di mancato rispetto delle regole sia di convivenza che di prostituzione da parte delle ragazze, le ”maman” utilizzavano metodi violenti per riportarle all’ordine. Le indagate, tutte stabilmente residenti in Italia, al momento della esecuzione sono state trovate nelle loro case, in compagnia dei propri figli, quasi tutti minorenni, di cui alcuni sono stati affidati ai servizi sociali.