Manca pochissimo al primo appuntamento elettorale di quest’autunno. Nelle Marche come in tutte le altre regioni al voto il centrodestra è concentrato sulle priorità del territorio, mentre la sinistra pensa ad altro
C’è chi pensa esclusivamente al presente e al futuro delle Marche e chi invece gratta il fondo del barile del consenso facendo campagna elettorale su temi sì importanti ma su cui le amministrazioni regionali non hanno competenza. Il primo è Francesco Acquaroli, presidente uscente e ricandidato dal centrodestra, il secondo è lo sfidante scelto dalla sinistra Matteo Ricci.
E c’è chi ritiene le Marche non solo una regione del Centro Italia, ma una regione centrale nel sistema Paese e chi invece, mettendo le mani avanti di fronte alla sconfitta, le ritiene un piccolo territorio di modesta rilevanza. Il primo è il governo Meloni, Fratelli d’Italia (qui le liste di FdI) e tutto il centrodestra, il secondo il Partito Democratico.
Con Acquaroli e il centrodestra le Marche sono tornate centrali
Domenica 28 e lunedì 29 settembre, data delle elezioni regionali, i residenti nelle Marche i avranno la possibilità di scegliere se proseguire lungo il percorso di crescita della regione avviato cinque anni fa da Francesco Acquaroli o se affidarsi a chi, come la sinistra, sottovaluta il potenziale della regione, dopo averla mal governata per decenni.
“Cinque anni fa ho ereditato una regione rassegnata e in declino, ora siamo sulla strada giusta per tornare competitivi. Secondo gli ultimi studi abbiamo una crescita economica superiore a quella della media nazionale, cresce l’occupazione e rispetto al 2019 è cresciuto l’export”, ha detto Acquaroli in un’intervista a Libero, precisando di aver amministrato la Regione per metà legislatura con un governo non di centrodestra.
Una risposta a chi incredibilmente punta il dito contro l’attenzione del governo Meloni alle Marche. “Per l’alluvione del 2014 che causò quattro morti, l’amministrazione Pd ha ottenuto nove milioni solo dopo tre anni. Noi per quella del 2022, che è stata più grave, ne abbiamo ottenuti quattrocento. Significa lavorare per il nostro territorio”, ha precisato Acquaroli, ricordando come il Presidente del Consiglio si spenda tanto per tutte le regioni.
Dalla sinistra polemiche strumentali e speculazioni
E la sinistra? La campagna elezioni regionali delle Marche dello sfidante di Francesco Acquaroli è viaggiata su due binari: prima provare inutilmente a smentire i risultati ottenuti dalla Giunta di centrodestra o contestando misure governative utili al territorio marchigiano, poi, forse alla luce dei sondaggi tutt’altro che lusinghieri per la sinistra, ha dirottato verso questioni che poco hanno a che fare con le Marche, come la politica estera.
Tanto da annunciare che in caso di vittoria, tra gli atti del primo consiglio regionale “noi riconosceremo come Regione Marche lo Stato di Palestina”. Come se fossero le Regioni ad avere questa competenza.
“La sinistra – spiega Acquaroli nell’intervista a Libero – parla di Gaza perché è un argomento che le permette di sorvolare sulle proprie divisioni. Anche io ho a cuore il destino di quella popolazione, ma mi candido per governare bene la mia Regione”.
Per il Pd le Marche sono una regione piccola, per noi una grande Regione
Una dimostrazione di consapevolezza del ruolo, quella di Francesco Acquaroli, a differenza di quanto accade a sinistra. Come ha titolato La Stampa in un recente articolo, sul Pd aleggia l’ombra della sconfitta alle prossime regionali nelle Marche. Quanto basta per spingere alcuni autorevoli esponenti del Pd a dire: “Nelle Marche gli abitanti sono solo un milione e mezzo.
Ogni regione è importante ma poi contano anche i numeri assoluti”, si legge nell’articolo. Un po’ come dire “va be’, se perdiamo nelle Marche non è un dramma, tanto sono pochi”. Un modo per mettere le mani avanti, irrispettoso nei confronti dei marchigiani, e la conferma che la coalizione a sostegno del candidato della sinistra è funzionale non a ben governare la Regione, ma a consolidare il campo largo. Per la sinistra le Marche sono una regione piccola, per una regione che geograficamente non è grande, ma che grazie al centrodestra e a Francesco Acquaroli sta tornando ad essere una grande regione.