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Rivolta in carcere: indagata la polizia, non i detenuti

polizia penitenziaria: rivolta in carcere. Fratelli d'Italia chiede un Garante. Reato di tortura processo

Accusati gli agenti per la rivolta in carcere, Fratelli d’Italia chiede al Ministro della Giustizia di conferire loro un encomio solenne

Hanno contenuto una rivolta in carcere, eppure sono indagati per dei “presunti pestaggi”. E’ quanto accaduto agli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).

Per questo abbiamo chiesto al Ministro della Giustizia di conferire loro un encomio solenne per l’alta professionalità dimostrata nel contenimento della rivolta carceraria del 5 aprile scorso.

Ho presentato un’interrogazione al Ministro della Giustizia insieme ai colleghi deputati Andrea Delmastro, responsabile Giustizia di Fratelli d’Italia, Emanuele Prisco e Galeazzo Bignami.

I magistrati gli hanno notificato 44 avvisi di garanzia. I pestaggi sono stati denunciati dai familiari dei detenuti e che, a loro dire, sarebbero stati originati dalla rivolta dei reclusi in carcere di qualche giorno prima.

Rivolta in carcere

La Procura guidata da Maria Antonietta Troncone contesta i reati di tortura, violenza privata, abuso di autorità. Tra gli agenti di polizia indagati e raggiunti dall’avviso di garanzia, anche il Comandante della Penitenziaria Gaetano Manganelli.

Nel corso della rivolta in carcere 150 detenuti armati di coltelli e olio bollente sono stati contenuti con efficacia e professionalità dagli uomini e dalle donne della Polizia penitenziaria.

La rivolta dell’aprile scorso

Mentre non si sa ancora nulla dell’esito delle indagini a carico dei protagonisti della rivolta in carcere, la Procura di Santa Maria Capua a Vetere ha messo sotto indagine gli agenti di polizia.

La magistratura faccia il suo corso, ma anche la politica faccia il suo e il Ministro Bonafede – magari e per sbaglio – batta un colpo, difendendo l’onorabilità e la professionalità dei nostri uomini in divisa e conferendo l’encomio solenne.

Qualcuno in Italia, oltre a difendere Caino, dovrà pur stare dalla parte di Abele. Noi stiamo senza se e senza ma, al fianco di chi, in divisa, contiene le rivolte e non dei detenuti che le organizzano.