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Duccio Dini: condanne per 5 rom, assolti in 2

condanne per i rom che uccisero Duccio Dini

La sentenza del tribunale di Firenze: condanne fino a 25 anni e due mesi: “Corsa folle a 100 km/h, Duccio Dini vittima di un’incultura rom”

Cinque condanne e due assoluzioni per la morte di Duccio Dini. La pena più alta inflitta è di 25 anni e 2 mesi di reclusione. E’ la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Firenze per l’omicidio di Duccio Dini, il 29enne colpito da un’auto durante un inseguimento fra rom. Il giovane era fermo con il suo scooter ad un semaforo.

Le condanne per l’uccisione di Duccio Dini sono arrivate in seguito ai fatti accaduti il 10 giugno 2018. Alcuni rom che si stavano inseguendo in auto per un regolamento di conti.

Secondo il pm Tommaso Coletta, che aveva parlato nella requisitoria prima delle condanne, Duccio Dini “fu vittima incolpevole, vittima sacrificale di una incultura”, “una incultura Rom“, “una incultura zingara” basata “su un senso troppo forte della famiglia e su un atteggiamento di spregio verso la figura femminile“.

Per l’omicidio di Duccio Dini la procura aveva chiesto condanne da 22 anni a 9 anni. Il pm aveva chiesto anche la confisca delle auto coinvolte nell’inseguimento e la trasmissione degli atti alla procura per falsa testimonianza riguardo a un altro nomade.

Una lite nata da un giuramento fra rom

L’inseguimento che provocò la tragica scomparsa di Duccio Dini ebbe origine da una lite nata per un giuramento fra rom: nel processo davanti alla Corte di Assise in cui sono state emesse le condanne è stato ricostruito che dopo circa due anni di separazione dalla moglie.

Il marito pretese dalla moglie una dichiarazione di fedeltà per consentirle di tornare a casa, che filmò col cellulare. Aver registrato il gesto scatenò l’ira del padre e dei fratelli della donna.

All’inseguimento che ha provocato la morte di Duccio Dini, secondo la ricostruzione della Procura, parteciparono tutti i parenti e “fu chiaramente folle”, “cose pazzesche” fra “auto contro mano e che superano semafori rossi”, oltre all’altissima velocità su strade urbane, rilevata di oltre 100 km/h. Altro elemento che ha contribuito alle condanne.

Il campo del Poderaccio, regno dell’illegalità

I rom in questione vivono in un campo nelle vicinanze di questi fatti, il Poderaccio, nella zona dell’Isolotto: un insediamento presente in città da moltissimi anni, che il sindaco Dario Nardella aveva promesso di smantellare ma che è ancora lì fra degrado e illegalità.

Nell’udienza del processo sulla morte di Duccio Dini, dunque prima delle condanne di oggi, i familiari dei rom hanno protestato in aula alle richieste dell’accusa. Proteste e rumori di disapprovazione ci sono stati da parte dei parenti: una vergogna nella vergogna. Oppure anche i magistrati sarebbero diventati tutti dei razzisti?