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Tiziano Renzi, l’outlet e le false fatture. I giudici: “Fu una messa in scena”

Fu una “messa in scena” per giustificare il compenso. Lo dicono chiaro e tondo i giudici del tribunale di Firenze nelle motivazioni, di cui ampi stralci sono pubblicati stamani dalla stampa locale, con le quali hanno condannato a un anno e nove mesi Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli per false fatture. Con loro una pena di due anni è stata comminata anche all’imprenditore “regista” degli outlet Luigi Dagostino.

Per il giudice Fabio Gugliotta il documento di fattibilità dell’outlet “The Mall” di Reggello, che avrebbe giustificato i pagamenti, sarebbe stato “creato ad arte” e “predisposto frettolosamente e in modo maldestro per dare l’impressione di una effettiva esistenza di uno studio di fattibilità in realtà inesistente“.

Si trattò di “uno scritto di due pagine e mezza contenente affermazioni di principio banali e del tutto generiche, espressioni prive di effettivo valore innovativo e creativo“.

La documentazione che dimostri l’esistenza delle prestazioni non è stata infatti trovata.

Le fatture emesse sono due: una da 20.000 euro, l’altra da 140.000. Le hanno emesse nel 2015 società riferibili ai Renzi, Party e Eventi 6 e sono state pagate dalla Tramor amministrata da Dagostino fino al giugno 2015, poi passata alla holding del lusso Kering.